"L' improvviso attacco dei Tartari", versione B, 1992
Il capitano Enver Raki attendeva da tanti anni l'attacco dei tartari. Finalmente le rischiose missioni che conduceva travestito oltre il confine, avevano fornito dati che facevano apparire molto probabile l'imminente apertura delle ostilità. Come era loro costume, i tartari avrebbero attaccato senza preavviso, ma Enver Raki si era impossessato dei loro piani. Così il contrattacco avrebbe potuto essere preparato in modo da garantire la resistenza delle prime linee almeno fino all'arrivo degli alleati potenti.
[fine blocco I]
Però Raki doveva portare subito alla centrale del controspionaggio le informazioni raccolte. Per maggiore sicurezza, la centrale si trovava nella vecchia capitale sul mare, invece che nella nuova capitale sull'altipiano al centro del paese.
[fine blocco II]
Mentre Raki si avviava al piccolo aeroporto per prendere posto sul suo bireattore, il vento gelido della steppa spazzava l'altipiano brullo e grigio, faceva rabbrividire i motoristi goffi nei loro giubbotti foderati di pelliccia e riempiva ogni cosa con l'impalpabile sabbia del deserto. [fine blocco III]
Il bireattore decollò e puntò subito in alto. Una volta in quota, Raki virò e poco prima di superare Mach 1 diede un'ultima occhiata al deserto dei tartari. Il suo volto era impassibile. Non tradì neppure per un istante la tachicardia causata dalla visione di migliaia di strisce di polvere parallele che lentamente si allungavano verso il confine: i carri armati tartari erano in marcia e attaccavano in anticipo di alcuni giorni. [fine blocco IV]
Non c'era un attimo da perdere. Mentre il bireattore superava Mach 1 con il caratteristico bang-bang, Enver Raki trasmise le parole strane e improbabili del codice di emergenza.
[fine blocco V]
Rompendo il silenzio radio rischiava la corte marziale, ma così l'allarme sarebbe arrivato alla centrale con un piccolo anticipo rispetto al suo arrivo.
Mentre sfrecciava a oltre 2 mila chilometri all'ora, Raki rifletteva che ogni suo sforzo era ormai vano. Le alte gerarchie non si sarebbero messe in moto abbastanza velocemente. Gli alleati sarebbero intervenuti troppo tardi. Fu un volo breve e triste. Raki era sicuro che il vecchio non lo avrebbe perdonato. Ma forse non si sarebbero più visti: la guerra sarebbe stata perduta prima di essere cominciata. Lui avrebbe fatto bene a tornare subito al fronte... e i tartari non prendono prigionieri.
[fine blocco VI]
Ormai l'aereo era in vista della vecchia capitale. Le cupole d'oro delle moschee brillavano nel sole e sembravano galleggiare nella nebbia mattutina. I minareti sembravano indicare il cielo come ultima meta.
[fine blocco VII]
Mentre Raki comandava l'entrata in azione degli aerofreni, cercava con lo sguardo i quattro minareti della moschea di Ramo, che costituivano un ottimo riferimento per imboccare correttamente la pista d'atterraggio.
[fine blocco VIII]
Faticò a riconoscerli. Erano mezzi nascosti da dense nuvole di fumo bianco. Non credeva ai suoi occhi quando li vide ondeggiare e sollevarsi lentamente.
[fine blocco IX]
Poi capì. Il vecchio non si era lasciato cogliere impreparato. I quattro minareti si sollevavano lasciandosi dietro una scia di fuoco. Puntarono verso lo zenit accelerando continuamente per una quindicina di secondi. Poi piegarono verso oriente. [fine blocco X]
Tutta la città si velava di vapori di ossigeno liquido e vomitava fuoco, mentre cento, mille minareti si staccavano da terra accuratamente programmati.
[fine blocco XI]
Raki vide contro il cielo chiaro che dai quattro minareti della moschea di Ramo si staccava il primo stadio e dalla prima balconata circolare sprizzava la coda di fuoco del secondo stadio. Le micidiali testate procedevano inesorabili verso i loro obiettivi. I tartari erano spacciati.
[fine blocco XII]