Resistere alla stabilità: il canone letterario in un’ottica di genere
Monica Cristina Storini, Sapienza Università di Roma
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Apparentemente il canone letterario occidentale è stato caratterizzato nel trascorrere dei secoli da una certa stabilità, da una certa immagine della tradizione, soprattutto se si considerano i principi, le finalità e le regole con i quali esso ha operato l’inclusione/esclusione di autori/-trici e opere al suo interno.
Il concetto di classicità, strettamente collegato alla funzione della trasmissione culturale e generazionale della letteratura, non è stato sottoposto nel corso del tempo ad eccessivi cambiamenti e assestamenti rispetto ai criteri di fondo, stabiliti in epoca alessandrina e già presenti nell’antico trattato Del Sublime. Tuttavia, se si guarda al fenomeno non nella sua interezza, ma nei singoli elementi che lo compongono, si scoprono le tracce di un insospettabile valore attribuito allo scarto, all’originalità, all’indipendenza dalle norme, dunque al movimento e alla liquidità. In un solo caso stabilità e movimento sembrano congiuntamente inefficaci a garantire l’inclusione nel canone: in quello della scrittura femminile e di tutte le altre scritture “di minoranza”, con le quali essa si trova respinta al margine, al di fuori della tradizione stessa. I Women’s and Gender Studies hanno permesso di individuare più precisamente i meccanismi di funzionamento del canone, il controllo che esso esercita sulla produzione, sulla fruizione e sulla trasmissione del letterario, auspicando modalità e procedimenti per il futuro più rispettosi delle identità e delle soggettività - tutte -, che hanno accesso e accederanno alla scrittura. Di tutto questo si forniranno alcuni esempi.
Resisting to stability: the literary canon from a gender point of view
Over the centuries the western literary canon has been characterised by a certain stability, a certain image of the tradition, especially as regards the principles, aims and rules through which authors and their works have been included within it.
The concept of classicism, closely related to the function of cultural and generational transmission of literature, has not undergone substantial changes or variations of its basic criteria, established in the Alexandrian era, and already present in the ancient treatise of Longinus, On the Sublime. But if the phenomenon is regarded not in its entirety, but in its individual constituent elements, unexpected traces emerge of a value attributed to the discarded, to originality, to independence from the norms, and hence to movement and fluidity. Only in one case stability and movement both appear to be unable to guarantee inclusion in the canon: in women’s writing and all other forms of ‘minority’ writing, which were confined to the margins, outside the tradition. Womens’ and Gender Studies have allowed the functions of the literary canon, the control it exercises on production and on the fruition and transmission of literature, to be more precisely identified, with the hope that methods and procedures in future will better respect the identities and points of view of all who have access to writing. Examples of all this will be provided.
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