La rappresentazione digitale della "varianza" testuale
Domenico Fiormonte, Università Roma Tre
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Desmond Schmidt, Queensland University
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Nel nostro intervento cercheremo di mostrare come la digitalizzazione del testo non sia semplicemente un passaggio da un formato a un altro, ma attraverso la progettazione di nuovi strumenti di accesso, visualizzazione e manipolazione ci costringa a ripensare l’idea stessa di documento storico.
Al centro di questo nuovo paradigma sta la riflessione che è il filo conduttore del nostro incontro: l’idea della variazione non come eccezione, ma come regola della trasmissione del testo. Ma cosa accade quando questa variazione diventa “visibile” e fruibile attraverso gli strumenti digitali?
I documenti storici si presentano normalmente stratificati, frammentari e in molteplici versioni. Ciò avviene poiché i processi compositivi e produttivi si estendono ben al di là della data di “pubblicazione” di un’opera. Di conseguenza, rappresentare questo tipo di materiali con gli attuali strumenti informatici a disposizione è spesso molto complesso.
La progettazione di un archivio digitale di tali artefatti dovrebbe tenere conto di tutti questi limiti e mettere in primo piano le esigenze dell’utente. Gli studiosi che creano e costantemente aggiornano un archivio devono poter avere accesso ai facsimili degli originali nonché alle codifiche dei testi, in modo da poterle rielaborare e modificare. Filologi e critici possono aver necessità di studiare la genesi di un’opera, e le categorie più generali di utenti possono desiderare di leggere i testi, fare ricerche nell’archivio, ecc. A tale scopo l’interfaccia utente deve essere progettata in modo semplice, così che qualsiasi tipologia di utente possa aggiornare, annotare ed editare collaborativamente i documenti senza bisogno di particolari competenze tecniche.
Il nuovo sito di Digital Variants, sviluppato nell’ambito del progetto PRIN “Visualizzazione e analisi di testi della tradizione letteraria”, cerca di rispondere a queste sfide offrendo uno strumento di gestione dei contenuti open-source, realizzato in Joomla. Il modello da noi proposto può essere adattato in modo rapido e tecnicamente poco dispendioso ad altri archivi e progetti con le stesse esigenze e caratteristiche di “multiversalità”. Nel nostro intervento mostreremo alcune applicazioni di questo nuovo sistema di interfaccia ai testi in variante presenti nell’archivio DV: testi di autori contemporanei Italiani e Spagnoli di cui possediamo i vari passaggi di scrittura conservati dagli autori. Questi documenti presentano gradi diversi di complessità: strati intrecciati di correzioni di oltre dieci livelli di profondità, cambiamenti di struttura, diversi testimoni della stessa opera elaborati prima e dopo la pubblicazione. Fra questi ricordiamo alcune poesie della raccolta Ora serrata retinae di Valerio Magrelli, un gruppo di racconti di Vincenzo Cerami, la commedia Peppe er pollo di Ettore Petrolini e un romanzo dello spagnolo Ángel García Galiano. Ma il software che presentiamo può essere applicato in modo altrettanto proficuo anche a opere a stampa, come il King Lear di Shakespeare, che presenta un numero considerevole di lacune e rielaborazioni fra la versione in quarto e quella in folio. Un altro esempio di questo tipo è il componimento del poeta australiano Charles Harpur, The Creek of the Four Graves, che presenta meno del 40% di somiglianze fra l’edizione del 1845 e quella del 1888. Infine, mostreremo un’applicazione anche a un testo tardo-antico come il Vangelo della Sibilla (secondo l’edizione che sta curando Nicoletta Brocca), che si presenta in 36 versioni diverse.
The digital representation of textual variation
The digitisation of a text is much more than a simple transfer from one format to another. The development of new ways to access, visualise and manipulate the text forces us to rethink our concept of historical documents.
At the centre of this new paradigm is the leitmotif of the seminar: the idea that variation is the rule rather than the exception in the transmission of the text. But what happens when digital tools make this variation visible and readable?
Historical documents are normally layered, fragmentary and occur in multiple versions. Because the processes of composition, and the evidence they leave behind, continue both before and after the date of publication, this material is often difficult to encode using existing digital tools.
The design of an archive of such texts should take account of this, but should also have as its primary objective to satisfy the needs of the user. The scholars who create and continually develop the archive need to access facsimiles of the original documents and encodings of the texts so they can be edited and corrected. Students and critics of literature or history may want to study the process of evolution of a work, and to see the original evidence, which they may also want to comment on. Members of the general public may want to read the texts or to search the archive for information. The user interface must be simplified so that each class of user can access, update and annotate the material collaboratively without recourse to specialised technical knowledge.
The new Digital Variants website, being developed within the PRIN project “Visualisation and analysis of texts of the literary tradition”, attempts to respond to this challenge by producing a reusable module for Joomla, a popular open-source content management system. With this tool other archives of historical multi-version texts can be quickly and cheaply designed. Although it is not yet complete, six views of the user interface developed so far will be demonstrated. The example texts are taken firstly from the Digital Variants website: published contemporary Italian and Spanish literary texts that also exist in draft forms preserved by their authors. These display varying degrees of complexity: interwoven corrections up to ten levels deep, changes to structure, multiple edited drafts of the same work before and after publication. Among these are poems by Valerio Magrelli, short stories by Vicenzo Cerami, the play Peppe er pollo by Ettore Petrolini, and a novel by the Spanish writer Ángel García Galiano. But our tool works equally well for archives of early printed books, such as Shakespeare's King Lear, which displays significant omissions and rewrites between the major quarto and folio versions. Another example in this class is a poem by the Australian poet Charles Harpur, The Creek of the Four Graves, which has less than 40% similarity between the 1845 and 1888 printed versions. Finally, as an example of a late classical text, the Sibylline Gospel, in 36 separate versions, as edited by Nicoletta Brocca, will also be shown.
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