Edizioni scientifiche
Si entra nel terreno della vera e propria edizione elettronica quando gli oggetti di analisi (manoscritti della tradizione, autografi, testi a stampa), il procedimento (trascrizioni, risultato di collazione, apparato varianti, commenti, note), eventuali ausili (indici, concordanze, bibliografia, traduzioni, altre edizioni) e il prodotto del lavoro filologico (testo critico, testo genetico-evolutivo) sono strutturati in un ipertesto. Per opere della tradizione manoscritta le immagini dei codici e i testi possono essere associati in una stessa pagina Web (Planctus, Corpus dei Manoscritti Copti Letterari) o con hyperlink (Zibaldone, Decameron ipertestuale, Corpus dei Manoscritti Copti Letterari), per intero (Zibaldone, Ospital) o per porzioni (Planctus, Zibaldone, Ospital, Parzival, Corpus dei Manoscritti Copti Letterari), visibili in frame simultaneamente (Llull’ Electoral Writings), o a catena (Parzival). I confronti possono essere tra qualche manoscritto e trascrizione e tra trascrizioni (Ospital), tra manoscritto, trascrizione e traduzione (Lull), tra manoscritto e testo critico (Zibaldone), tra manoscritti, trascrizioni, traduzioni e testi critici, con anche note (Planctus, Corpus dei Manoscritti Copti Letterari), tra testo critico, apparato, trascrizioni e manoscritti (Parzival) e si può avere anche una collazione 3D[25] (Ospital). Il fruitore rispetto a un edizione cartacea dispone della possibilità di operare una autonoma comparazione.
L’edizione scientifica di testi moderni assume forme articolate per la varietà delle situazioni testuali che si possono determinare. Resta praticata la pubblicazione del testo critico ristabilito, corredata di immagini originali e studi accurati (De Restitutione Patriae). Molti gli esempi di filologia dei testi a stampa, con confronto tra versioni diverse dell’opera, siano incunaboli (Pico) o edizioni moderne (La Famiglia dell’antiquario). Numerose anche le edizioni in prospettiva variantistica, che rappresentano le diverse riscritture e correzioni apportate al testo dall’autore attraverso gli originali manoscritti e dattiloscritti (Nachlass): qui la possibilità di intervento del lettore sul materiale primario va oltre il confronto dei documenti e si allarga fino alla personale annotazione. In alcuni casi l’edizione elettronica è l’unica soluzione editoriale per la problematicità dei testi (Maurolico), o una combinazione di tecniche ipertestuali diverse (James Joyce Text Machine).
Solo due sono gli esempi di edizione genetica[26] elettronica, a quanto ci risulta: una è disponibile in rete (Histoire), l’altra, recentissima, è su CD-ROM (Caves). È una curiosa contraddizione: proprio i genetisti francesi, che in teoria[27] trovano nel supporto digitale il miglior mezzo per rendere la dimensione temporale del divenire dell’opera, e per ovviare al problema editoriale della pubblicazione di un avantesto completo[28], hanno al loro attivo ben poche produzioni e pubblicazioni digitali. L’editore o il curatore può decidere di impiegare, nella preparazione dell’edizione elettronica, uno o più dei software specifici per la critica del testo. La scelta del programma è finalizzata alla produzione di indici e concordanze (TACT: Piers Plowman, TUSTEP: Constant, Zwingli Edition), che diventa uno strumento utilizzabile anche dall’utente; o alla collazione (Collate: Piers Plowman, CET: Dialogus, CTE: Enarratio in psalmus), della quale invece è dato direttamente l’output; o ad entrambi gli scopi (TACT e Collate: Piers Plowman).
In molte edizioni scientifiche i curatori, oltre alla struttura dinamica dell’ipertesto, fanno uso dei linguaggi di marcatura SGML/XML TEI. Se l’oggetto di studio sono i testi a tradizione plurima, essa può essere fatta sul testo ristabilito (The Confessions of Augustine), su trascrizioni diplomatiche (Charrette, Wife of Bath’s Prologue, Piers Plowman), o su entrambi (William of Palerne, Electronic Beowulf)[29]. Si registrano anche casi di codifica epigrafica (Vindolanda Tablets). Più diffusa per i testi moderni con varianti d’autore, la codifica TEI è in SGML (Radical Scatter, Stijin Streuvels, Shakespeare), anche nella versione SGML Lite (Lyrical Ballads), o in XML (Melville). Talvolta l’editore può trovare, per motivi diversi, la specifica della DTD/TEI inadeguata alla risoluzione dei suoi problemi e scegliere di elaborare una personale DTD (Stijin Streuvels), o uno specifico linguaggio di marcatura (Maurolico)[30].
[25] Non molto chiara, in realtà, ma è senz’altro una originale soluzione.
[26] Molte delle edizioni qui esaminate studiano le varianti d’autore e il divenire dell’opera attraverso gli stadi successivi dei documenti (Nachlass, Melville, Stijin Streuvels). Perciò abbiamo preferito usare la definizione ‘genetica’ in riferimento alla scuola francese e includere dunque quei soli prodotti che sono stati esplicitamente realizzati secondo tale metodo (pubblicazione dell’avantesto).
[27] Vedi la Parte II di Scrittura e filologia nell’era digitale.
[28] Per capire quanto possano essere voluminose le edizioni genetiche, si veda l’esempio di due recenti pubblicazioni a stampa, una su Goethe: http://www.fundp.ac.be/philo_lettres/allemand/littgen.html; e una su Beckett: http://www.routledge-ny.com/libref.cfm.
[29] Il problema della codifica sulle trascrizioni dei singoli manoscritti costituenti la tradizione o piuttosto su edizioni critiche accreditate (ciò vale in genere nel caso di tradizioni molto estese, per es. Dante), ha sollevato una interessante discussione nel corso del convegno SISMEL (Leonardi 1998: 121-124 ). Se la prima soluzione sembra andare verso una linea bédieriana, la seconda sembra invece lachmanniana (Leonardi 1998: 123), riproponendo così la storica divisione di metodi anche in ambito elettronico.
[30] Cfr. supra Parte II, § 2.2.