Francesca Sanvitale
Intervista
LA SCRITTURA ELETTRONICA
Testo integrale dell'intervista inedita con Francesca Sanvitale realizzata nel 1991 da Domenico Fiormonte. Oltre a leggere il testo è possibile ascoltare vari brani con Real Audio. La Sanvitale parla del suo metodo di scrittura al computer ed è interessante confrontare i dati dell'analisi testuale con le sue impressioni. (In questo stesso sito, vedi anche l'abstract di Word processing and literary writing)
L'intervista, che ha come tema il computer e la scrittura, è stata registrata da Domenico Fiormonte nella casa romana della scrittrice il pomeriggio del 12 maggio 1991. La Sanvitale, oltre a spiegarci il suo metodo di lavoro, ci dà un'idea del come e perché uno scrittore informaticamente "analfabeta" si accosti alla videoscrittura.
Per facilitare l'ascolto l'intervista è stata suddivisa in sette brani. Accanto ad ogni passaggio di testo corrispondente è stata posta un icona a forma di cassetta .
Le registrazioni digitali sono realizzate con Real Audio.
Una volta trascritta l'intervista è stata rivista dall'autrice, il che spiega le discrepanze fra il testo qui presentato e la registrazione originale. Poiché i materiali raccolti da DV vengono utilizzati a scopo didattico è possibile leggere una trascrizione fedele e senza correzioni di un brano scelto all'interno dell'intervista, indicato nel testo in verde più scuro. L'esercizio è stato pensato per aiutare gli studenti di L2 a riconoscere le sfumature e le differenze fra lingua scritta e parlata.
D: Mettiamo che io abbia un vecchio testo da ricopiare o da rivedere per una nuova pubblicazione. Se lo faccio passare attraverso il computer, rimarrà identico, verrà aggiornato come se lo ricopiassi ad una macchina da scrivere o sarà aggiornato in modo 'particolare' perché passa attraverso il computer?
S: Io penso che avvengano entrambe le cose: se il testo viene 'ripassato', in qualche modo un minimo di aggiornamento si ha. E dico 'un minimo', perché io non sono abituata a rielaborare i vecchi testi e nemmeno a rileggerli, quindi secondo la mia prassi...
D: Non le è mai capitato?
S: Tendo a non rielaborarli. Di solito il mio lavoro procede per scremature successive. Il mio metodo di revisione consiste più nel 'levare' che nell'aggiungere'. Sono sicura che in un testo scritto mettiamo dieci anni fa, a meno che non abbia bisogno di aggiornamenti di notizie (ma a quel punto si tratterebbe più di un saggio o di un articolo) molto difficilmente scriverei 'in più'; semmai la correzione avverrebbe sempre per riduzione, cioè toglierei qualcosa.
D: Sarebbe disposta a fare un esperimento a proposito, cioè a tentare di riscrivere una qualsiasi pagina di un suo vecchio libro direttamente al computer?
S: Certo. Ma badi che su ciò che di creativo ho scritto, è molto raro che senta il bisogno di rielaborare. Può avvenire però, le ripeto, che il testo pur restando strutturalmente uguale venga ulteriormente asciugato. Tutte le volte che mi è capitato di rivedere un vecchio testo per una nuova pubblicazione anche se, certo, non usando il computer non l'ho mai rielaborato. E anche quando questa rielaborazione sussiste non è fantastica o immaginativa (che incide sulla narrazione), ma solo linguistica: magari mi accorgo di una frase o di una parola che non funziona... insomma interventi di tipo grammatico-lessicale.
D: E il computer, secondo lei, modifica questo assetto metodologico?
S: Certi stimoli che già la macchina da scrivere 'propone', col computer vengono potenziati...
D: Ha notato qualche 'tic' in particolare?
[Registrazione 1 - 130K] S: Ad esempio gli avverbi e gli incipit delle narrazioni: i primi vengono tendenzialmente ridotti, eliminati, i secondi risultano non dico più schematici, ma... più ‘netti’. La scrittura che passa attraverso il computer, secondo me, si avvicina di più ad un prototipo di 'scrittura universale' tenendo presente che il prototipo di scrittura universale si avvicinerà con il tempo, nel mondo occidentale, a quello anglosassone. [Registrazione 2 - 89K] Ho poi notato, scrivendo soprattutto saggi o articoli, che una volta vinta la paura e la diffidenza del mezzo ed acquistata una certa scioltezza il primo passo piacevolissimo è che il pensiero si articola meglio: perché c'è il silenzio, e la fatica fisica è minima...
D: Quello che dice a proposito del "prototipo anglosassone" di scrittura mi sembra molto interessante. Lei crede che in un certo senso l'inglese sia più funzionale al computer?
S: Non è tanto una questione di lingua, quanto di "schema espressivo". Per esempio l'uso dell'astratto per il concreto come soggetto ('la bellezza', 'l'umiltà', 'la vanità', ecc.), diffusissimo nell'italiano scritto e quasi inesistente in inglese. E pensiamo poi alla struttura del periodo: la brevità di quelli inglesi che rispondono ad uno schema abbastanza rigido è opposta alla tradizione dell'italiano scritto, con una possibilità di articolazione molto forte (tanto è vero che spessissimo nei libri tradotti dall'italiano all'inglese la struttura della frase viene interrotta tre, quattro volte).
[Registrazione 3 - 387K] Ora, in un primo tempo il computer sembra che allarghi la possibilità di espressione coordinata, e c'è molta scioltezza nel seguire il pensiero nel suo svolgimento sintattico (perché il pensiero ha una sua sintassi). Se noi scriviamo a mano o a macchina non facciamo in tempo a seguire questo pensiero, se invece usiamo il computer possiamo quasi replicare questa sintassi silenziosa mentre si articola: quindi la prima sensazione è bella, eccitante, perché si crede di scrivere esattamente ciò che viene coordinato dalla mente e con facilità. Questo che si può verificare anche nel passaggio dalla scrittura a mano a quella a macchina, ma non in modo così preciso è un momento esaltante, ma nasconde un pericolo: seguendo tutte le fasi del pensiero lo allentiamo molto, ci allontaniamo da una scrittura sintetica. Possiamo, senza accorgercene, 'allungare il brodo'. Si genera quindi una scrittura mancante di stile e di concretezza: trenta pagine invece che quindici...
Questa è la trascrizione fedele e senza correzioni: "Ora, il computer... in un primo tempo allar... [l'autrice si corregge] sembra che allarghi ancora di più la possibilità di espressione coordinata; perché , siccome abbiamo più facilità di esprimerci, io trovo che c'è molta più scioltezza nel seguire la tecnica... come posso dire.... 'il pensiero nel suo svolgimento sintattico'; perché il pensiero ha una sua sintassi. Se noi scriviamo a mano o a macchina, il... noi non facciamo a tempo a seguire la sintassi del pensiero. Se invece seguiamo, scriviamo col computer, questa sintassi quasi quasi la possiamo seguire mentre si articola. Quindi è una cosa, è una prima sensazione anche abbastanza eccitante, bella, perché si ha l'impressione di seguire proprio il pensiero e di scrivere esattamente quello che viene coordinato dal pensiero. "
D: Però sarà facilitato anche a ripulirle, quelle trenta pagine.
S: Ecco, e questa è la seconda fase. Direi che se uno è 'avvertito' si accorge, in un primo tempo stampando, in un secondo tempo (diventato più esperto) direttamente sul video, di questa articolazione troppo "slentata". E allora subentra la fase della sintesi, che è più importante nei confronti della scrittura.
D: Lei usa un Mcintosh o un PC? Perché come saprà esistono varie scuole di pensiero...
S: Io la seconda non la conosco neanche: le dirò che è stato mio figlio che studia fisica e sta in mezzo ai computer da quando aveva diciotto anni a consigliarmi il Mcintosh, dicendomi che era il più 'adatto' per una persona come me perché più semplice e più didattico dell'altro.
D: Usa un sistema di schedatura delle citazioni o del materiale? Per esempio per richiamare un testo o una frase memorizzata.
S: No. Tengo semplicemente sulla scrivania varie cartelle: ci sono saggi, articoli, appunti, ecc.
D: Lei forse sa che dei romanzi di Eco, ma soprattutto di quest'ultimo, Il pendolo di Foucault, si è spesso parlato come di 'romanzi di citazioni'. Il sospetto, a volte rafforzato dalle stesse dichiarazioni dell'autore, è che Eco abbia rielaborato in alcuni luoghi (non dimentichiamo il suo grande talento parodico ed imitativo) testi preesistenti; ed in questo il computer gli potrebbe essere stato di aiuto, soprattutto per la gestione delle fonti, rendendo facile o addirittura 'simultanea' al lavoro di scrittura la consultazione.
S: Se questo è vero -- ma ha poca importanza per il risultato -- le dirò che mi sarebbe poco congeniale. D'altronde io non ho né questo talento né questo desiderio: scrivo in maniera diversa anche quando faccio un saggio critico. Chissà, finirò magari per usarlo, non si sa mai.
D: Qual è stata la prima cosa che ha scritto al computer, e in che anno?
S: Non è nemmeno un anno: lo uso da giugno dell'anno scorso. La primissima cosa che ho scritto è stata una bibliografia; e l'ho scelta proprio perché era un ottimo esercizio e non avevo nessuna implicazione psicologica: l'errore, la paura di cancellare per sbaglio qualcosa, ecc. [Registrazione 4 - 554K] Poi ho scritto un articolo e devo dire che sempre in questo primo ambito, è stato esaltante, proprio perché non pensavo ci fosse la possibilità di questo rapporto libero col pensiero. Credevo di aver risolto tutti i miei mali, e alcuni effettivamente si sono attenuati. Uno di questi è il perfezionismo, per cui io ero portata a rifare da capo la pagina troppe volte: questo difetto col computer si è attenuato molto. Si diventa più possibilisti nei confronti dei cambiamenti all'interno del testo, perché rimane sempre, anche nei momenti di intensa concentrazione, un rapporto di gioco. Questo felice rapporto di gioco col computer sdrammatizza la situazione del "fare meglio possibile", "essere al meglio di sé", invece sulla pagina bianca, inducono in tentazione di perfezionismo; il computer abbassa il livello del perfezionismo.
D: "Abbassa" il perfezionismo?
S: Sì, e alza il livello dell'esattezza.
D: Mi era sembrato invece di capire che per lei, come per molti altri scrittori, il pericolo è quello di limare all'infinito.
S: Ma il perfezionismo è un'altra cosa dal limare. Il perfezionista rifà, ricomincia sempre un altro discorso pensando che sia meglio quell'inizio, che sia meglio capovolgere la frase, che sia meglio ricopiare tutto perché così troverà il modo di andare avanti meglio... è un rifacimento continuo.
D: Allora bisogna intendersi su quale valore dare a queste due parole "perfezionismo" e "limare".
S: Al limare io do un valore molto preciso: c'è un testo base all'interno del quale si "stringe" la struttura, ma non è che questa salti continuamente.
D: Quindi secondo lei la videoscrittura non stimola un rifacimento continuo?
S: Meno. Per operare questo capovolgimento bisogna stampare, e sulla stampa, con la penna, lei può fare dei capovolgimenti che poi riinserirà nel computer. Quello che io faccio direttamente a video è lo spostamento dei blocchi, però non è un continuo cambiamento di struttura del discorso.
D: Cioè non è riscrittura?
S: Certo, non è riscrittura. Direi anzi che abbassa il livello della riscrittura, alza il livello della revisione tecnico formale e quello della qualità della lingua.
D: Si riferisce alla varietà?
S: Sì. Il computer aiuta moltissimo la varietà linguistica. Molti dicono il contrario, ma io non ci credo.
D: Comunque la sua opinione è quella più diffusa. Già il fatto di avere fisicamente 'stampato' a video un testo facilita questo tipo di revisione.
S: Poi si vedono con più esattezza le ripetizioni. E quindi è più facile eliminarle e trovare sinonimi. E' un aiuto straordinario: il computer è un vero e proprio 'alleato del sinonimo'.
D: Lei sa che ad ogni avvento di una nuova tecnologia, spuntano fuori due tipologie umane: l'apocalittico e l'integrato. Fra i primi, c'è anche chi sostiene che il computer "ucciderà" la scrittura (perché la meccanicizza, perché la omogeneizza, ecc.) mentre fra i secondi si dice che questo nuovo mezzo ne amplierà gli orizzonti.
S: Io non so se li allarghi in maniera straordinaria, però certo li amplia. Riguardo all'atteggiamento degli scettici, credo sia successo lo stesso con l'avvento della macchina da scrivere. Oppure si pensi all'invenzione della stampa: deve essere stato uno shock culturale e una crisi per noi inimmaginabile. In confronto, il computer è uno scherzo.
D: Un'ultima domanda. So che lei ha studiato a Firenze con De Robertis e che quindi conosce bene i problemi della critica del testo. L'uso massiccio del computer da parte degli scrittori che effetto avrà? scompare la filologia?
[Registrazione 5 - 252K] S: Quello che salta non è la critica testuale, ma piuttosto il 'lavoro interno al lavoro' dello scrittore precedente alla soluzione finale, cioè l'analisi delle diverse stesure. A meno che lo scrittore medesimo non faccia un archivio computerizzato di tutti i passaggi: ma a dire il vero io non ne sento la mancanza, perché credo profondamente al testo finale (tant'è vero che ho sempre distrutto tutte le versioni precedenti, anche prima di usare il computer). Però se ci sono delle parti che nella stesura finale non compaiono, credo che quelle parti vadano conservate, perché sono un documento di ciò che non c'è nel testo. Da qui a mantenere tutto...
Per esempio, Moravia scriveva i romanzi quattro volte questa era la sua tecnica. Scriveva tutto il romanzo, lo riscriveva ancora per tre quattro volte: ognuno ha la sua tecnica di lavorazione, io diventerei matta. Pensi se lui di ogni stesura avesse conservato le tre stesure precedenti: certo molti filologi sarebbero impazziti di gioia ma, personalmente, sotto il profilo dell'opera non mi sarei sentita più ricca.
[...]
I due brani che seguono originalmente non era stati trascritti perché esulavano dal tema dell'intervista (il computer e la scrittura). Si tratta tuttavia di due passaggi molto interessanti. Nel primo l'autrice parla del lavoro di editing svolto da Vittorini sulle opere di vari scrittori. Nella seconda parte, autrice e intervistatore discutono (a tratti animatamente) sul ruolo e il mestiere dello scrittore. La Sanvitale racconta tra l'altro del suo difficile esordio, ricordando come rinunciò a pubblicare il suo primo romanzo (Il cuore borghese) quando un noto editore le chiese di ridurlo a 250 pagine. Due testimonianze estremamenti utile per chiunque si occupi di scrittura, non solo letteraria.